Sbagliando s’impara
Intorno alla metà del Novecento l’ingegnere americano Percy LeBaron Spencer lavorava al magnetron, una valvola produttrice di microonde usata come componente nel radar. Un giorno del 1945 Spencer dimenticò in tasca una barretta di cioccolato. A contatto con il magnetron in funzione quella barra si sciolse.
La scoperta, però, lo incuriosì e ci riprovò, scaldando chicchi di mais che si trasformarono in popcorn. Spencer di fatto aveva scoperto che l’energia trasportata dalle microonde era in grado di cuocere i cibi. Appena due anni dopo la società per la quale lavorava Spencer lanciò sul mercato Radarange, il primo forno a microonde per uso domestico. E la vendita di questo prodotto innovativo si rivelò un successo mondiale.
Avere successo, o semplicemente realizzare i propri sogni o portare a termine un progetto, è spesso un percorso ad ostacoli, a volte così tortuoso da sembrare impossibile vederne la fine.
L’importante è, però, imparare dai propri errori e perseverare.
Alcuni esempi di persone arrivate al successo dopo esperienze molto meno positive?
J.K. Rowling: ha scritto la saga di Harry Potter. È stata la prima scrittrice al mondo a diventare miliardaria (sì, miliardaria, non milionaria!). Quando ha scritto il suo primo libro, era disoccupata, divorziata e con una figlia a carico.
Thomas Edison: è considerato il padre dello sviluppo dell’elettricità nonché inventore della lampadina. Una sua insegnante disse di lui che era “troppo stupido per imparare qualcosa”.
Walt Disney: iniziò la sua carriera subito dopo un licenziamento da un giornale perché giudicato troppo poco creativo. Qualche tempo dopo “Topolino” venne brutalmente respinto, poiché giudicato troppo spaventoso per le donne.
Stephen King: è uno scrittore di best-seller conosciuto in tutto il mondo (attualmente 350 milioni di libri venduti e scala ancora le classifiche), il cui lavoro è stato ispirazione di diversi film. Tuttavia, il suo primo lavoro è stato respinto 30 volte, brutalmente buttato nel cestino.
Sono poi centinaia i prodotti o servizi nati da valutazioni non corrette o per caso, e alcuni esempi sono ormai famosissimi, come il caso del Post-it.
Nel 1968 Spencer Silver doveva creare un adesivo molto forte per la azienda per cui lavorava. Un esperimento non andò bene e creò invece un adesivo facilmente rimovibile da tutte le superfici senza lasciare il segno. Fu però Art Fry a capire l’importanza di una scoperta del genere, usando da principio i post-it per i testi delle sue canzoni.
Saper reagire agli errori o ai fallimenti è un qualcosa che riguarda non solo le persone ma anche le aziende nella loro interezza, i brand.
Mai come di questi tempi, poi, in cui i social rendono il tradizionale passaparola potenzialmente amplificabile a livelli mondiali e in tempi molto più rapidi, è importante saper rispondere al fallimento.
Esemplare in tal senso il caso di Ikea. Qualche mese fa sulla pagina Facebook di Ikea è apparsa una sequenza senza senso di lettere: hhsdjh.
In poco tempo quel post è diventato virale.
Un errore del social media manager, trasformato però in valore per la community. L’accaduto ha stimolato l’immaginazione delle persone che hanno iniziato a formulare le più svariate ipotesi sulle possibili motivazioni che avrebbero potuto spingere il colosso svedese a pubblicare un post del genere.
Così, dopo pochi giorni, Ikea ha presentato una borsa in edizione limitata con l’hashtag #hhsdjh e la frase del fondatore Ingvar Kamprad: “Solo chi dorme non commette errori”.
In fondo lo sosteneva un secolo prima anche Thomas Edison, peraltro uno dei più prolifici progettisti del suo tempo col record di 1.093 brevetti registrati a suo nome in tutto il mondo. Nel 1914 un incendio distrusse il suo laboratorio. Lapidario il commento di Edison: «Grazie al cielo tutti i nostri errori sono bruciati, ora possiamo ripartire da zero».
Queste storie testimoniano come la crisi può colpire chiunque in qualsiasi momento, ma anche come reagendo nella maniera giusta, il tutto può trasformarsi in una grande opportunità di crescita.