il PNRR vuole un 2022 digitale, ecologico e innovativo
La vera sfida per il Pnrr italiano nel 2022 sarà portare a regime la spesa di investimenti. Una sfida tenuta quasi sotto traccia dallo stesso governo e dalla pubblica opinione, forse perché non condiziona direttamente gli esami europei per il rilascio degli aiuti, ma che è invece la ragione essenziale per cui il Recovery Plan è nato: sbottigliare la macchina degli investimenti pubblici e spingere la crescita del Pil. L’accelerazione nel secondo anno di piano si può riassumere in pochi numeri nascosti negli allegati del documento approvato ad aprile dal governo Draghi: se nel 2021 la spesa doveva essere avviata con 106 progetti e doveva centrare l’obiettivo di 15,5 miliardi (ci si augura di avere un resoconto del governo anche su questo aspetto), nel 2022 l’obiettivo è di portare alla contabilizzazione di spese sostenute 167 progetti (e subprogetti) per un investimento totale di 27,5 miliardi.
La spinta per il 2022 dovrebbe arrivare soprattutto dal decollo delle due missioni chiave del Piano, la transizione digitale (missione 1) e la transizione ecologica (missione 2). La missione 1 (transizione digitale) passa da 39 progetti già avviati nel 2021 a 56 progetti con una spesa di 7,9 miliardi: fra i progetti strategici all’esordio di spesa concreta il Piano «Italia a 1 giga» (482,9 milioni) e il piano per il 5G (77,5 milioni), mentre crescono le risorse per Transizione 4.0 (4.295,3 milioni)
Per la missione 2 la sfida è quella di un’accelerazione brusca rispetto a un avvio molto lento, con 23 nuove voci di spesa che si aprono rispetto alle 17 del primo scorcio di piano: in tutto 40 progetti per una spesa prevista di 6,3 miliardi. Ancora una volta, è nell’effettivo decollo di questa missione verde che si gioca il successo del Pnrr italiano.
Anche la ricerca e sviluppo è sempre più centrale nei piani del Governo. gli Accordi per l’innovazione, uno strumento di agevolazione alla ricerca nato nel 2017 e per il quale ora arrivano 1 miliardo di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per progetti che il Piano ritiene sinergici alla componente “Dalla ricerca alle imprese” della missione dedicata a istruzione e ricerca.
Il punto di partenza è la sottoscrizione di un accordo tra ministero e imprese di qualsiasi dimensione, con cofinanziamento (che tuttavia non è obbligatorio) delle regioni coinvolte, finalizzato a supportare progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale di rilevante impatto tecnologico.
Le attività di ricerca devono essere effettuate in un perimetro molto dettagliato. Deve cioè essere utilizzata una tra sei specifiche tecnologie abilitanti fondamentali: materiali avanzati e nanotecnologia; fotonica e micro/nano elettronica; sistemi avanzati di produzione; tecnologie delle scienze della vita; intelligenza artificiale; connessione e sicurezza digitale. Non solo: queste tecnologie devono avere ricadute concrete in quattro poli tematici scelti dall’Italia, tra quelli indicati dalla Ue, perché a più alta concentrazione di Pmi: “Salute”, “Digitale, industria e spazio”, “Clima, energia e mobilità” e “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente”.