I passi fondamentali per una startup di successo
di Lidia Mascaretti
.
Ho un’idea di business, consiste nel …
Siamo sicuri che questo sia sufficiente per dare avvio ad un’attività imprenditoriale?
Il mondo ci sottopone ad una miriade di stimoli che ci conducono a percepire dei bisogni, a volerli interpretare per trovare una soluzione, sempre più digitale, in grado di rispondere a queste esigenze e quindi posizionarci su uno specifico target di mercato.
Quello che bisogna, però, comprendere è che un’idea di per sé non è sufficiente! Quante persone possono avere avuto, magari, la stessa idea? Quanti si sono spinti fino alla loro effettiva realizzazione? Perché ci sono persone che da un’idea sono state in grado di costruire un business, mentre altre sono rimaste tali?
La possibilità di rendere un’idea una attività imprenditoriale, non dipende solamente dalla sua bontà, ma da una serie di fattori che messi insieme possono fornirci delle risposte concrete sulla sua fattibilità:
.
- CREDIAMO IN QUEL CHE PROPONIAMO?
Il primo elemento fondamentale è: essere convinti di quel che vogliamo fare. Bisogna stare però attenti a non confondere la convinzione con la saccenteria.
La convinzione si acquisisce con l’informazione, con l’acquisizione di dati, con lo studio e l’approfondimento di quello che vorremmo fare.
Un’idea nasce da un bisogno, espresso o inespresso, che ha stimolato un’intuizione e che, magari, grazie ad un background di esperienze o studi, si è trasformata in un’idea da poter sviluppare e proporre. Ma è possibile che nessun altro abbia mai pensato a qualcosa di simile? Controlliamo!
Analizzare l’esistenza di un’idea similare, di successo o di insuccesso, è determinante per comprendere da un lato cosa attualmente il mercato offre e dall’altro rendere più concreta l’idea stessa, iniziando a crederci di più e cominciare a strutturarla in modo tale da differenziarla, migliorarla, semplificarla, rispetto a quanto finora disponibile. In pratica, inizia a pensare al tuo modello di business.
.
- POSSO COSTRUIRE UN PROGETTO DI IMPRESA?
L’idea diventa un progetto di impresa reale nel momento in cui da essa scaturisce un utilizzo pratico, reale ed economico, un’offerta di valore chiara. Nel momento in cui un’esigenza si trasforma in una risposta!
Occorre quindi cominciare a guardare oltre il nostro confine intellettuale, abbiamo soddisfatto un bisogno con la nostra idea, ma cosa accomuna i portatori di questo bisogno? Chi sono i possibili utilizzatori e beneficiari?
Individuare il mercato potenziale e un target specifico di riferimento è fondamentale per comprenderne la fattibilità economica – sappiamo cosa offriamo, sappiamo quale tipo di bisogno è nostra intenzione soddisfare, ma conosciamo la domanda?
Esiste una domanda reale che sia effettivamente interessata alla nostra offerta, che sia, soprattutto, motivata a pagare per poterne usufruire? Dietro all’individuazione di un mercato e alla definizione del proprio target si nasconde la sostenibilità della nostra idea e con essa la sua trasformazione in un reale progetto di impresa.
.
- COSA SIGNIFICA FARE IMPRESA?
La startup è, prima di tutto, un’impresa e per darle vita legale è necessario che venga seguita la procedura prevista dal nostro ordinamento per aprire una qualsiasi impresa: scelta della forma giuridica e costituzione di una società, apertura di una partita iva, iscrizione al registro imprese, ecc.
Ma siamo veramente pronti a fare questo passo? Sappiamo cosa significa diventare imprenditore e assumerci tutte le responsabilità di un’impresa? Chi siete? Solo tu? Non basta, fare una startup da soli è semplicemente impossibile, il team va costruito da persone con competenze diverse, complementari, di talento e coinvolte tanto quanto te in ciò che farai.
È inutile parlare di startup da filosofi; è inutile scendere nei dettagli tecnici dei funzionamenti societari più complessi; è inutile fare grandi strategie se prima non si hanno una sana idea e un altrettanto sano progetto di come creare un business.
Ecco una serie di domande cui occorre dare una risposta in fase di corretta pianificazione di un business.
- Da dove e come nasce la mia idea?
- Quale bisogno delle persone va a soddisfare?
- Sono il primo ad avere questa idea? Qualcuno è disposto a pagare per la mia idea?
- Io stesso sarei disposto a pagare e investire?
- Chi sono i miei concorrenti attuali e futuri?
- Chi sono i miei fornitori strategici e i potenziali clienti?
- Chi è il mio cliente tipo e dove si trova?
- Qual è il modo migliore per veicolargli la mia offerta?
- Quanto potere contrattuale posso avere nei confronti di questi soggetti?
- Quanto è chiuso o aperto il mercato in cui voglio entrare?
- Quanto è replicabile la mia idea e quindi quanto può durare il mio vantaggio competitivo?
- Conta di più la mia tecnologia o il mio tempismo?
- La mia tecnologia è difendibile e migliorabile e richiederà costanti aggiornamenti?
- Oltre alla sostanza, conta anche la forma per veicolare il mio prodotto o servizio al mercato?
- Quali sono i miei punti di forza e di debolezza?
- Quali le opportunità e le minacce che mi si parano innanzi?
- Devo associare un brand alla qualità della mia offerta?
- La mia sarà una vendita spot o ricorrente?
- Il sistema di pagamento è immediato e garantito?
- Ho rischio di credito nel mio business?
- Qual è il mio margine industriale e operativo?
- Potrà restare invariato o il tempo/volumi andranno ad intaccarlo?
Una volta definita la parte di prodotto, di mercato e di strategia occorre passare a quella economica e finanziaria, e capire se la sostenibilità reale esista e quanto questa possa durare nel tempo, senza trascurare gli aspetti di lucro. E di nuovo torniamo alle domande da porsi ed al buon senso nel rispondersi:
- Quali e quanti sono i ricavi previsti?
- Che ciclicità e distribuzione hanno, ad esempio, da un punto di vista temporale, territoriale o di categoria di prodotto?
- Posso sostenere le mie ipotesi di crescita con ricerche di mercato o mutuando da quanto avvenuto in mercati simili?
- Quali e quanti sono i costi?
- Quali i costi fissi e quali quelli variabili?
- Quali i costi diretti ed indiretti?
- Quali quelli prioritari, strettamente necessari e inderogabili e quali quelli che possono essere rimandati o ottimizzati?
- A quanto ammontano gli investimenti necessari per tecnologia e altri beni durevoli?
- Quali sono le dinamiche finanziarie di incasso dai clienti e di pagamento ai fornitori?
- A quanto ammonta il rischio di credito?
- Quanto controllo ho sulle dinamiche temporali che influenzano i miei flussi di cassa?
- Come posso anticiparli?
- A quanto ammontano il capitale iniziale proprio e quanto (se necessario) quello di terzi?
- Che garanzie e rendimenti posso offrire ai terzi finanziatori?
- Che valore preliminare posso attribuire alla mia idea per attrarre un investitore?
Il Business Plan di cui tanto si parla non è altro che un alto concentrato di buon senso, serve tanto all’organizzazione interna, quanto alla relazione con i terzi, e soprattutto, se ben se ne comprendono le dinamiche e le logiche sottostanti, è il primo campanello di allarme sul possibile funzionamento di una idea di business.
Non occorrono grandi consulenze in fase di pianificazione, se non una guida (come un allenatore di calcio o un mentore spirituale) che indichi il miglior modo di spendere le proprie energie.
Business Plan come strumento organizzativo, di supporto alle scelte e migliorativo interno, come strumento di comunicazione e serietà esterna, che sia in grado di sintetizzare, rendere accattivanti ed analizzare profondamente delle idee semplici, difficili da replicare, dai flussi di cassa certi: le tre regole del successo.
.
Se hai bisogno di supporto per l’avvio della tua startup, contattaci compilando il modulo sottostante o invia un’email a commerciale@partnerconsul.com